Il dubbio, inizio della conoscenza

Viviamo in un’era molto rumorosa. Ognuno ha la sua personale opinione su tutto e la tecnologia non ci aiuta. È oramai risaputo che gli algoritmi che aiutano la navigazione su internet si allineano ai nostri gusti, cosa che porta a due effetti molto negativi: da una parte ciò è infatti limitante, perché a ben pensarci le cose importanti e creative che ci capitano nella vita sono proprio legate all’andare fuori dai binari, a quegli imprevisti che possono solleticare il nostro intelletto e la nostra creatività; inoltre, questo meccanismo autoreferenziale amplifica le nostre preferenze e ci fa cadere nelle cosiddette echo chambers, le camere dell’eco, che non fanno altro che aumentare la tendenza verso una rigidità mentale.

Non prendere una posizione è oggigiorno sempre meno cool. Le voci grosse d’altronde catturano di più, se poi sono semplicistiche ancora meglio, perché in un mare dilagante di informazioni e asserzioni abbiamo sempre meno voglia, tempo,  pazienza e capacità per cercare fra la massa quel pensiero critico chiaro, ben spiegato e che si avvicina di più al nostro sentire.

Non è facile dubitare ai giorni d’oggi, richiede molta umiltà e soprattutto silenzio, sospensione del giudizio. Richiede di fare spazio invece che riempirsi di tutto ciò che ci arriva addosso. Siamo arrivati al punto che è sempre più facile giudicare, prendere posizione, prendere parte a qualche gruppo. Anche perché questo ci aiuta a sentirci meno soli e questa società, che ci vuole sempre più isolati e dispersi, porta anche a questa triste condizione: siamo sempre più soli ma abbiamo potenzialmente tutto il mondo in tasca, pronto eventualmente ad ascoltarci.

Ecco che ancora una volta il vuoto, il silenzio, lo spazio e la sospensione del giudizio ci possono venire in aiuto. Mai come prima forse ne abbiamo così tanto bisogno. D’altronde, perché proprio in questo periodo la mindfulness, lo yoga e tante altre pratiche meditative vanno così di moda? Più lo smartphone si fa smart, più le voci intorno a noi si fanno grosse, più noi abbiamo il dovere di rimanere saldi, sviluppare un pensiero critico a 360° ed essere consapevoli di ciò che rischiamo se invece ci lasciamo trascinare dalla corrente.

Nessuno è esente da pregiudizi e  convinzioni e certamente questi ci servono, non potremmo dubitare di tutto: abbiamo bisogno di sicurezze e le nostre esperienze pregresse sono essenziali per aiutarci a prendere decisioni. Dobbiamo però evitare che queste certezze diventino granitiche e rimanere aperti alla possibilità di cambiare idea, di aprirci a qualcosa di nuovo che ancora non conosciamo. Ecco perché diventa sempre più essenziale centrarci, respirare, rilassarci, lasciare fluire senza aggrapparci a nulla, cercando l’osservazione senza lo sforzo. Più il rumore fuori si fa assordante, più il silenzio dentro diventa una necessità. 

Curiosità: L’etimologia di dubitare è da ricondursi alla radice sanscrita dva o dvi = due, da cui anche il greco δοιάζειν (doiazein) = dubitare e poi il latino dubium. Quindi la parola dubbio è collegata alla parola due e infatti esprime incertezza di giudizio su due diverse e/o  contrarie interpretazioni di un fatto o, in generale, della realtà. Questa incertezza per me è proprio la chiave di svolta, non la nostra disfatta ma la nostra risorsa: andiamo oltre al due, al tre, al mille, ai vortici del pensiero. Torniamo al prima, al silenzio, al vuoto, all’origine. 

Buona sospensione del giudizio a tutti! 

Lettere dal bosco, o di quando gli adulti sanno rimanere fanciulli

Grazie al mio compagno ho scoperto un libro delizioso: Lettere dal bosco, trecento storie di animali di Toon Tellegen.
Come spesso accade, un libro per ragazzi che dovrebbe essere letto da tutti. Un vero inno allo yoga inteso come unione, come armonia nel disordine del creato. Con la loro leggerezza e la loro logica fanciullesca e geniale, gli animali che abitano il bosco di Tellegen sono allegri sabotatori della pigrizia dell’anima. Brevi e spiazzanti, le storie dello scoiattolo e dei suoi amici sovvertono sempre la dura legge della noia.
Questo racconto, di cui vi lascio le ultime righe, è uno dei primi in cui mi sono imbattuta (il libro non ha indici e non ci sono i titoli delle storie) e mi sono commossa dalla facilità con cui l’autore ha saputo descrive qualcosa di così grande.
“Io esisto solo adesso, pensò di nuovo. Non sono mai esistito dopo e non esisterò mai prima. E mentre non riusciva più a seguire i suoi pensieri, che erano sempre più saggi di lui, si sentì rasserenato. Tornò a letto, si infilò sotto le coperte, disse: “Adesso o mai più”, e nello stesso istante si addormentò.”
Toon Tellegen è già entrato nel mio cuore con queste fiabe e certamente prenderemo altri suoi libri. Classe 1941, olandese, è uno scrittore, un poeta e anche un fisico, conosciuto soprattutto per i suoi libri per ragazzi.

Facciamo spazio

Una volta, quando insegnavo a Shanghai, una ragazzina mi si avvicinò alla fine della classe e mi disse, tutta intimidita, che sapeva che lo scopo dello yoga era la verticale sulle mani ma che lei proprio non ce la faceva, aveva paura. Mi fece una enorme tenerezza e le sorrisi dicendole che poteva stare serena, che lo scopo sicuramente non era quello. Tutto intorno nella classe una ventina di ragazzine si impegnava in una esibizione delle proprie prodezze acrobatiche.
Insegnare in quella città mi metteva spesso a disagio perché c’era una competizione incredibile, durante la classe la maggior parte dei partecipanti era serissima e col viso contratto in un eterno sforzo. Poi c’erano loro, i più timidi, impacciati, che si sentivano a disagio pure più di me.
Shanghai ha rappresentato per me l’espressione massima di una certa deriva che lo yoga sta conoscendo in questi anni. Tornata a vivere in Italia dopo un po’ di tempo all’estero, ho scoperto che questo aspetto acrobatico era forte anche qui.
La società ci impone di essere sempre veloci, scattanti, belli e pieni di risorse e lo yoga a volte sembra rispecchiare questa visione: persone agili e forti in abiti attraenti, sempre in forma, perfetti, sorridenti e, diciamocelo, un bel po’ uguali gli uni agli altri.
Sicuramente un certo grado di consapevolezza ci aiuta ad approcciarci con nuova leggerezza su molti aspetti della vita, permettendoci di lasciare andare alcuni fardelli, oramai divenuti pesanti, che fino a poco tempo prima trattenevamo con sforzo ed ego.
Ed è allora una liberazione. Liberazione dallo stereotipo, dalle aspettative, in primis nostre, su noi stessi.
Ma allora qual’è lo scopo dello yoga? Io penso che lo scopo lo costruiamo ogni giorno dentro di noi se decidiamo di affidarci veramente a questa scienza o a qualsiasi altra pratica spirituale seria, fatta bene. Fare vuoto, silenzio, spazio è la strada. Poi per fortuna siamo tutti diversi, siamo qui per la liberazione, ma essa si attua in maniera diversa in ciascuno di noi. E qui sta il bello. Ma guardiamoci dentro, stiamo in noi, qui, ora. Facciamo spazio. E allora tutto potrà fluire.

Cibo d’autunno

L’autunno sta arrivando e io ne sono contenta. È una stagione che mi piace molto per i suoi colori, il suo calore (sì, per me è caldo!), per il suo significato di portarci all’interno, a tirare le somme, a raccogliere ma anche a saper lasciar andare.
Siamo però ancora nella stagione di passaggio, l’estate ci sta lasciando ma ci bacia ancora un po’ e l’autunno si sta sempre più palesando ma entra dolcemente
, con la lentezza e umiltà che lo caratterizzano.
A governare è ancora l’elemento Terra, che rappresenta proprio questa stagione di mezzo.
Dobbiamo proteggerci dal freddo che sta arrivando ma senza esagerare e soprattutto stando attenti agli eccessi di umidità, che proprio non piacciono a Milza e Stomaco, organo e viscere corrispondenti a Terra.
Evitiamo quindi per un po’ i formaggi, soprattutto freschi, yogurt e altri latticini in generale, evitiamo anche spezie troppo piccanti che disperdono calore di cui abbiamo bisogno, le farine raffinate.
Oggi noi pranzeremo con farro, funghi saltati con scorza di limone e un’insalata di zucca e radicchio appena scottati con pomodorini secchi, pinoli e aceto balsamico di Modena. C’è anche un piccolo lascito di un “formaggio” di semi fermentati con olio, basilico e aglio. Molto piccolo perché a me e a Lua è piaciuto molto e infatti presto lo preparerò nuovamente 🙂

Buona stagione di passaggio a tutti!

Il potere dello shavasana

Lo dico sempre, shavasana è una delle posizioni più difficili da mantenere.
Letteralmente, shavasana significa la “posizione del cadavere” e infatti in questa posizione il corpo e la mente sono fermi. Ma in questa società che ci vuole sempre di fretta, sempre pronti, non è facile staccare. Spesso chi comincia la pratica dello yoga trova molto difficile rilassarsi completamente, restando presente, senza seguire il flusso dei pensieri. Molto spesso ho visto persone andare via nel momento che si cominciava il rilassamento, “perché tanto la lezione è finita”. Ho visto anche insegnanti far fare uno shavasana di pochissimi minuti, cosa che non condivido per nulla.
Anche io ho impiegato tanto tempo ad apprezzare questa asana, quindi capisco bene chi la rifugge.
Invece shavasana è ricca di benefici: rilassando la mente e alleviando lo stress, aiuta chi soffre di insonnia e migliora la qualità del sonno, permette a lievi forme di depressione di scomparire e aiuta a ridurre l’ansia. Inoltre riduce la stanchezza, mitiga alcune tensioni muscolari, migliora la concentrazione e la memoria. Infine, permette che gli effetti benefici della pratica si cristallizzino ed arrivino in profondità. Insomma, una volta di più confermiamo che è nel silenzio, nel vuoto che permettiamo ai semi di germogliare.
Vera, la mia figlia “grande”, è oramai abituata a quello che lei chiama rilassamento e io ne sono felicissima. Quando mi chiede di metterle coperta e cuscinetto per gli occhi, vedendola allungarsi, chiudere gli occhi e restare anche qualche minuto nella posizione, non posso che sorridere ed essere grata.
Quanto è importante imparare l’arte di sapersi rilassare!

L’elemento Terra, la stagione di mezzo

Nella medicina tradizionale cinese ci sono cinque elementi, ognuno di essi associati a una stagione, che rappresentano diversi organi e visceri. L’elemento Terra rappresenta il passaggio tra una stagione e la successiva, (in particolare nel cambio di stagione fra l’estate e l’autunno), momento caratterizzato da un profondo mutamento e da un deciso cambiamento di polarità.

L’ideogramma che rappresenta la Terra, Tu, è formato da una doppia linea, simbolo dello strato di humus entro cui avvengono tutte le trasformazioni e da un tratto verticale, simbolo del germoglio che spunta dalla terra. Il destino della Terra è quello di essere seminata e raccolta e ricorda facilmente una madre generosa che genera e nutre i suoi figli.

Proprio come in natura la priorità della Terra è ricevere e dare, anche nell’uomo questo elemento mantiene lo stesso compito: ricevere il cibo e le bevande per produrre ogni tipo di sostanza vitale utile al nutrimento e al mantenimento del corpo. Esso è quindi associato all’organo Milza e al viscere Stomaco, che non a caso sono posti, uno accanto all’altro, al centro dell’organismo, a ribadire questo ruolo di centralità che la Terra assume anche dentro di noi.

L’organo Milza, 脾 pi in cinese, è rappresentato nella sua parte a destra da una comune tazza con manico, un oggetto dunque di uso quotidiano e ordinario. La parte sinistra invece identifica la carne, la polpa muscolare. Nel suo insieme l’ideogramma esprime il benefico lavoro di sostegno che questo organo compie, in modo ordinario e quotidiano, a favore di tutto l’organismo.

Non a caso a livello più energetico a questo elemento è associata, come emozione, il pensiero preoccupato e ricorrente, proprio come quello che una madre può provare per il figlio. In particolare è proprio il sistema Milza che dà forma a tutto ciò che è nella mente: il proposito, il pensiero, la riflessione, il concentrarsi, il meditare e la capacità di memorizzazione.

Il suo sapore è quello dolce dei cereali, il suo colore il giallo delle messi giunte a maturazione e pronte al raccolto. Non è un caso che proprio il cereale sia alla base dell’alimentazione cinese, il piatto che mai deve mancare. Ancora una volta a ribadire la centralità di questo elemento.

Con lo yin yoga possiamo praticare delle posizioni che stimolino i meridiani di Milza e Stomaco, partendo dalla bocca giungendo fino ai piedi. È un ottimo lavoro da svolgere sia in questo periodo dell’anno, dove l’elemento Terra è particolarmente chiamato in causa, ma anche in qualsiasi momento in cui si senta bisogno di sostenere la digestione, intesa sia a livello fisico che più sottile, o di sostenere il pensiero, rendendolo più chiaro e armonico.

Il perineo, la nostra radice

Il perineo esternamente è un piccolo lembo di pelle posto tra l’ano e i genitali, che al suo interno è costituito da visceri, muscoli, legamenti, orifizi e nervi. Nello yoga la zona perineale è definita “radice” (mula), da cui il nome del primo centro energetico, muladhara chakra. È la radice dell’energia creatrice e creativa concentrata e sopita, rappresentata simbolicamente come un serpente arrotolato alla base della colonna vertebrale.
Fisicamente si tratta di un luogo di “passaggio” attraversato da orifizi, che dà sostegno alla parte inferiore del tronco. Il perineo da una parte deve garantire grande elasticità, coordinazione sensoria e motoria per permettere i passaggi, dall’altra forza, solidità e tono muscolare per svolgere la funzione di sostegno.
Assume inoltre un’importante funzione nella respirazione, tanto da venir chiamato “secondo diaframma”: si abbassa e si dilata lievemente con l’inspirazione e risale e si ritrae con l’espirazione, seguendo le variazioni di pressione prodotte nella cavità addominale dal movimento del diaframma toracico. Con questo suo movimento ritmico favorisce la circolazione sanguigna in tutti gli organi del bacino.
Anche questa parte del corpo è soggetta agli stati emotivi: le emozioni negative, come collera, paura, frustrazione, inducono una vasocostrizione periferica, mentre quelle positive, come gioia e allegria, una vasodilatazione periferica.
Come sempre, sta a noi scegliere come usare questa energia creatrice, che ha la stessa medesima origine in ogni singolo essere umano.
Sta anche a noi aumentare la sensibilità verso questa parte del corpo.
Un modo molto semplice può essere osservare il perineo e il suo movimento durante lo shavasana o durante il pranayama. Respiriamo con calma e osserviamo, senza metterci fretta e senza forzare. Solo così, con calma, pazienza e gentilezza, potremo piano piano recuperare la connessione con questa parte così importante di noi, la nostra radice, la nostra casa.

Hanumanasana e i suoi innumerevoli benefici

La spaccata, chiamata hanumanasana nello yoga, è una delle mie posizioni preferite in assoluto. In entrambe le gravidanze mi ha aiutata tantissimo e sono sicura che è grazie a quest’asana in particolare che non ho mai sofferto, neanche al nono mese, di mal di schiena.

Molti vedono questa come una posizione irraggiungibile ma come sempre è tutta una questione di pratica, predisposizione e pazienza. L’obiettivo non deve essere fare una spaccata perfetta, ma trarne i benefici sentendosi sempre meglio nel proprio corpo.

E di benefici la spaccata ne ha tantissimi, sia per il corpo che per la mente.

  • Rafforza e allunga i muscoli delle gambe e dei fianchi.
  • Migliora la circolazione.
  • Previene i dolori alla schiena e quelli allo stomaco.
  • Stimola gli organi addominali e ne migliora le funzioni.
  • Fortifica le caviglie.
  • Favorisce un’apertura del cuore e migliora la respirazione.
  • Stimola un maggior flusso di energia.
  • Rende flessibile l’area dei fianchi.
  • Equilibra le energie sottili.
  • Sviluppa pazienza, disciplina e perseveranza.

Buona pratica a tutti 🙂

Xin, l’ideogramma del cuore

Quando ho vissuto in Cina, nel 2013, ho avuto la fortuna di approcciarmi alla lingua e soprattutto agli ideogrammi di questo immenso paese, rimanendone decisamente affascinata. 

Non avrei mai pensato di reimbattermi nella lingua cinese e invece due anni fa ho iniziato il mio percorso, non ancora terminato, in alimentazione energetica secondo la medicina tradizionale cinese. 

Così mi sono ritrovata nuovamente davanti a vari ideogrammi che un tempo imparavo per sopravvivere quell’annetto a Shanghai e che ora riscopro attraverso lo studio del corpo e dei suoi meridiani. 

Penso oggi in particolare al carattere Xin 心, cuore e alla storia della sua pittografia. La saggezza cinese stilizza con pochi tratti l’organo che – come sappiamo dall’anatomia – presenta delle aperture in alto (quelle delle arterie e delle vene) e delle cavità vuote all’interno (atri e ventricoli): infatti è vuoto all’interno ed aperto in alto.

La goccia di destra, che è l’ultima che viene scritta a pennello, può rappresentare le emozioni, la componente istintiva e spontanea con cui ci relazioniamo con gli altri e con il mondo. La goccia a sinistra, che è il primo tratto con cui si scrive il carattere, può rappresentare la razionalità, la tecnica, il controllo verso se stessi e gli altri. Ma è la goccia centrale, quella che “cade” dall’alto e nel mezzo del Cuore, che è particolarmente interessante: può rappresentare lo 元神 Yuan Shen, quello che possiamo chiamare il nostro Spirito Originario.

Descrivere lo shen non è cosa facile ma possiamo dire che questo è un influsso “celeste” che scende ad informare la vita dell’uomo attraverso il cuore “aperto in alto” per poi ancorarsi al sangue. 

Non a caso in cinese le funzioni che in occidente generalmente sono attribuite alla mente (il pensiero razionale) e al cuore (il sentire emozionale), nella tradizione cinese sono invece riunite tutte in quest’ultimo, che quindi è organo sia del pensiero che dell’emozione: così “il cuore” dei cinesi non è mai in contrasto con la mente, semplicemente perché “la mente” e “il cuore” sono tutt’uno. Da qui la consapevolezza, il radicamento dello shen dentro di noi.

Muladhara e Ajna chakra, la Terra e il Cielo

Ultimamente ho scoperto questa variazione di Utkatasana, che unisce il potente radicamento della posizione classica a shambhavi mudra, collegando quindi il nostro primo chakra, muladhara, con il sesto, ajna. Mi piace così tanto che l’ho inserita nella sequenza attuale, per poterla condividerla con tutti.
Unire questi due centri energetici è molto importante, porta ad un equilibrio generale che sicuramente ci può aiutare a essere più consapevoli.
Per una persona come me poi, con tanti pianeti in fuoco e aria e con un solo pianeta in terra, le posizioni radicanti sono essenziali, direi quasi obbligatorie. Per questo scoprire quest’asana mi aiuta a non perdermi quando pratico shambhavi mudra.
Shambhavi mudra consiste nel guardare verso l’alto il più possibile senza muovere la testa per poi concentrare e focalizzare gli occhi sul centro fra le sopracciglia.È una tecnica potente per risvegliare ajna chakra, il nostro sesto centro energetico. SI può meditare mantenendo questo mudra. Io propongo di tenerlo almeno tre minuti ininterrottamente e poi eventualmente chiudere gli occhi e proseguire la meditazione così. Fisicamente rinforza i muscoli degli occhi, mentre sul piano psichico calma la mente.