La respirazione del timo, un semplice gesto per un grande aiuto

La respirazione del timo è un tipo di respirazione molto semplice, alla portata di tutti e che porta grandi benefici. Nella nuova sequenza la eseguiamo all’inizio della pratica, proprio per stimolare questa ghiandola e il sistema linfatico, di cui essa fa parte e al quale è dedicata la sequenza di questi mesi.

La ghiandola del timo si trova dietro allo sterno e davanti al cuore e gli ormoni che produce agiscono in particolare sullo sviluppo dello scheletro e della muscolatura, sul cuore e sui vasi sanguigni, sull’apparato genitale e su altre ghiandole endocrine, tra cui la tiroide. Inoltre il timo interviene anche nella produzione di alcune cellule linfatiche del sangue. Questa piccola ghiandola svolge un ruolo molto importante nell’accrescimento corporeo nei primi anni di vita e influenza lo sviluppo sessuale. 

La tecnica della respirazione del timo è molto facile e principalmente si basa sul picchiettare lo sterno con i nostri polpastrelli per produrre delle vibrazioni capaci di stimolare la maturazione e quindi il rilascio dei globuli bianchi. Questo gesto è anche utile a rallentare l’atrofia della ghiandola: il timo infatti raggiunge il suo apice nella pubertà, quando arriva a pesare circa 20-35 grammi, quindi inizia un processo involutivo durante il quale la massa ghiandolare viene lentamente sostituita dal tessuto adiposo, anche se non scompare mai completamente. Pensate che nell’anziano arriva a pesare appena 7 grammi. Si teorizza che questo capiti negli esseri umani proprio poiché perdono l’istinto di stimolare regolarmente la ghiandola. 

È probabile che questa respirazione sia stata ispirata dall’osservazione dei gorilla e dalla loro necessità di martellarsi il petto nei momenti di stress estremo o quando stanno per essere coinvolti in una battaglia: entrambe le situazioni infatti richiedono una stimolazione della ghiandola del timo che li aiuti ad aumentare l’energia, rilasciare la paura e preparare il sistema immunitario ad eventuali infortuni. 

Questa respirazione agisce su più livelli: ad un livello fisico stimola il timo, di conseguenza anche il nostro sistema immunitario e pulisce i polmoni; ad un livello più sottile stimola anahata chakra, il quarto centro cerebrospinale, connesso al nostro cuore. 

Come funziona praticamente: per praticare questa respirazione ci si mette seduti in una posizione comoda e si prende una bella inspirazione. Mantenendo una ritenzione a polmoni pieni si inizia a picchiettare la zona dello sterno ed eventualmente anche il torace. Quando la necessità di espirare arriva, con la base del pollice si picchietta ripetutamente lo sterno espirando con la bocca aperta vocalizzando la vocale A. Conclusa l’espirazione, si rimane un po’ in ascolto del respiro e del proprio corpo e poi si ripete. Io consiglio un ciclo di tre volte, in modo da ottenere un buon effetto.

Buona stimolazione del timo a tutti!

Sama vritti pranayama, la respirazione quadrata

Sama in sanscrito significa “uguale, identico” e vritti “movimento” o “fluttuazioni mentali”, perciò letteralmente Sama vritti pranayama viene tradotto come “il respiro che stabilizza le fluttuazioni della mente” o “il respiro in cui tutti i movimenti sono uniformi”. In gergo questa respirazione viene chiamata respirazione quadrata, proprio perché la durata di tutte e quattro le fase è uguale.

Le quattro fasi sono:

  • puraka, in cui lasciamo entrare aria dall’esterno attraverso le narici, cercando di farla scendere giù fino a riempire anche l’addome.
  • antara Kumbhaka, che consiste nella sospensione del respiro a polmoni pieni.
  • rechaka è la fase dell’espiro in cui, attraverso la contrazione dei muscoli addominali, solleviamo il diaframma che accompagna l’aria verso l’alto e verso l’esterno.
  • bahya Kumbhaka coincide con la sospensione del respiro a polmoni vuoti.

Come eseguirla? Di per sè è molto facile: si parte con un conteggio adeguato alla nostra capacità e si mantiene lo stesso per tutta la fase del respiro. Ad esempio si può cominciare contando fino a 6 durante l’esecuzione di ogni fase. Una volta che si riuscirà a mantenere senza sforzo questo tipo di respiro, gradualmente si allunga la durata delle fasi, incrementando il tempo da 6 a 8, poi 10 e così via. Il mio suggerimento è di mantenere questo pranayama per almeno cinque minuti, (ancora meglio 10), in modo da sentirne l’effetto. Usare un metronomo è sicuramente un grande vantaggio. Oramai si trovano tante app anche sugli smartphone e più o meno si equivalgono. Io oramai ho una mia tecnica: abbasso i battiti per minuto lentamente, mantenendo lo stesso conteggio. Ad esempio, si può partire con un conteggio di 7, come i chakra, mettendo sul settimo battito un suono diverso che ci ricorda che dobbiamo passare alla prossima fase. Quando ci sentiamo bene con una velocità di battito, ad esempio 55 bpm, si inizia a scendere gradualmente passando a 53, 51 e così via. Lo trovo un modo molto dolce e rilassante per andare maggiormente in profondità nel pranayama senza dover interrompere la pratica o dover stare troppo dietro al conteggio. 

I benefici di questa respirazione sono tantissimi:

  • Raffina il respiro e la consapevolezza del flusso del prana, il soffio vitale
  • Calma il corpo e la mente
  • Focalizza la mente, rendendo più facile la concentrazione e la meditazione
  • Migliora la capacità polmonare e la qualità del respiro
  • Aiuta a ridurre lo stress e l’ansia
  • Rinforza il sistema immunitario
  • Aiuta a regolare la pressione arteriosa e il battito del cuore
  • Ossigena il cervello e il sangue

Sama vritti pranayama è molto radicante, ci porta veramente qui, dove siamo. Infatti è considerato un ottimo pranayama per muladhara chakra, il primo centro energetico. In generale è anche molto consigliato da vari terapeuti per aiutare in caso di stress e ansia, ma anche per centrarsi, per essere più reattivi. Per tutti questi motivi è un pranayama che ben si adatta ad essere eseguito di sera o prima di coricarsi.

Buon respiro a tutti!

Il perineo, la nostra radice

Il perineo esternamente è un piccolo lembo di pelle posto tra l’ano e i genitali, che al suo interno è costituito da visceri, muscoli, legamenti, orifizi e nervi. Nello yoga la zona perineale è definita “radice” (mula), da cui il nome del primo centro energetico, muladhara chakra. È la radice dell’energia creatrice e creativa concentrata e sopita, rappresentata simbolicamente come un serpente arrotolato alla base della colonna vertebrale.
Fisicamente si tratta di un luogo di “passaggio” attraversato da orifizi, che dà sostegno alla parte inferiore del tronco. Il perineo da una parte deve garantire grande elasticità, coordinazione sensoria e motoria per permettere i passaggi, dall’altra forza, solidità e tono muscolare per svolgere la funzione di sostegno.
Assume inoltre un’importante funzione nella respirazione, tanto da venir chiamato “secondo diaframma”: si abbassa e si dilata lievemente con l’inspirazione e risale e si ritrae con l’espirazione, seguendo le variazioni di pressione prodotte nella cavità addominale dal movimento del diaframma toracico. Con questo suo movimento ritmico favorisce la circolazione sanguigna in tutti gli organi del bacino.
Anche questa parte del corpo è soggetta agli stati emotivi: le emozioni negative, come collera, paura, frustrazione, inducono una vasocostrizione periferica, mentre quelle positive, come gioia e allegria, una vasodilatazione periferica.
Come sempre, sta a noi scegliere come usare questa energia creatrice, che ha la stessa medesima origine in ogni singolo essere umano.
Sta anche a noi aumentare la sensibilità verso questa parte del corpo.
Un modo molto semplice può essere osservare il perineo e il suo movimento durante lo shavasana o durante il pranayama. Respiriamo con calma e osserviamo, senza metterci fretta e senza forzare. Solo così, con calma, pazienza e gentilezza, potremo piano piano recuperare la connessione con questa parte così importante di noi, la nostra radice, la nostra casa.

La forza rigenerante di Viparita Karani

In sanscrito, viparita significa ”invertito”, “girato” e karani “fare”, “eseguire”. Questa posizione può pertanto essere tradotta come “la posizione invertita”.Viparita-Karani

Chi ha seguito le classi di luglio ha sperimentato la versione più rilassante, con le gambe appoggiate al muro e i glutei posizionati sul bolster o su di una coperta.

Questa posizione, considerata un vero e proprio mudra,  porta molteplici benefici. A livello fisico aiuta a drenare i liquidi che ristagnano nelle gambe e nell’addome, stimolando quindi la purificazione del sangue e migliorando le funzioni sia dei reni sia delle ghiandole surrenali. Essendo inoltre una posizione rovesciata, il sangue non ha più bisogno di essere pompato verso l’alto ma rifluisce naturalmente verso il cuore, che si riposa e si rigenera rapidamente. Inoltre, quando la testa si trova più in basso del cuore, il cervello riceve un messaggio di calma, alleviando stress, ansia, mal di testa.

É poi un’ottima posizione per osservare il proprio respiro, grazie all’apertura naturale del torace e all’addome rilassato. Io consiglio di mantenerla almeno per una quindicina di minuti, o per lo meno cinque. viparita-karani

Un’altra versione di questo mudra/asana è quella senza alcun sostegno esterno, se non quello delle proprie braccia, altrettanto interessante e rigenerante.

Questo mudra non dovrebbe essere praticato se si soffre di fegato, milza o tiroide ingrossati, artrosi cervicale, ernia iatale, ipertensione o altri disturbi cardiaci, trombosi, capillari oculari deboli. É anche sconsigliato durante il ciclo mestruale, sebbene sia invece ottimo per alleviare la sindrome premestruale. [/read]

Kapalabhati, la respirazione del cranio lucente

अथ कपालभातिः
भस्त्रावल्लोह-कारस्य रेछ-पूरौ ससम्भ्रमौ |
कपालभातिर्विख्याता कफ-दोष्ह-विशोष्हणी || ३५ ||
atha kapālabhātiḥ
bhastrāvallohakārasya rechapūrau sasambhramau |
kapālabhātirvikhyātā kaphadoṣhaviśoṣhaṇī || 35 ||
Eseguite l’espirazione e l’inspirazione rapidamente come i mantici di un fabbro. Questo si chiama kapalbhati e distrugge tutti i disordini causati dal muco.

Kapalabhati è l’ukapalabhatiltimo dei sei shatkarma descritti nell’Hatha Yoga Pradipika. “Kapala” significa teschio , mentre “Bhati” significa splendere, pulito. Per questo, spesso Kapalabhati viene tradotto come “cranio splendente”.

Questa traduzione rispecchia appieno uno dei maggiori benefici di questa tecnica, che è l’ossigenazione del cervello.
Nella respirazione abituale, l’inspirazione è la fase attiva, che corrisponde al gonfiarsi dei polmoni e a una diminuzione del volume del cervello. L’espirazione è invece la fase passiva, durante la quale le dimensioni del cervello aumentano. Durante Kapalabhati si provoca una respirazione forzata e opposta rispetto a quella abituale, in cui l’espirazione è attiva e quasi brutale, mentre l’inspirazione è passiva. Se si pensa che il cervello è il più gran consumatore di ossigeno del corpo, si comprende immediatamente l’importanza di questa tecnica.

La tecnica consiste nell’espirare profondamente ed esclusivamente dal naso fino a contrarre gli addominali (può aiutare agli inizi pensare ad uno double-acting-bellowsstarnuto o, come dice l’Hatha Yoga Pradipika, al suono del mantice di un fabbro). A questa forte contrazione segue una inspirazione passiva e lenta, che permette ai muscoli addominali di rilassarsi. L’intero processo deve avvenire rapidamente grazie all’attività dei muscoli addominali, mentre i movimenti del busto sono minimi. Si continua così per vari cicli, che variano a seconda dell’esperienza del praticante. Spesso questa tecnica viene eseguita molto velocemente, ma io (e soprattutto chi ne sa più di me) lo sconsiglio. Meglio mantenere un ritmo regolare, non lento ma assolutamente non frenetico, soprattutto quando siamo agli inizi. Più ci abituiamo a mantenere una postura corretta, con il busto perfettamente eretto, più possiamo aumentare la velocità, ma senza mai esagerare.

Kapalabhati elimina una forte quantità di anidride carbonica e al contempo, con l’inspirazione lunga e lenta, porta un flusso fresco di ossigeno a tutto il corpo, stimolando i neuroni e l’ipotalamo. Ma i benefici non si fermano qui: accelera la circolazione sanguigna, tonifica la cintura addominale, mobilizza il diaframma e mantiene l’elasticità polmonare. È un’ottima pratica per rimuovere la stanchezza mentale e può essere praticata facilmente durante la giornata, lontano dai pasti.