Storia di Svetaketu – Tat Tvam Asi

“Tat Tvam Asi”, “Tu sei QUELLO” è uno dei più significativi insegnamenti derivanti dalla Chandogya Upanishad, importante testo della filosofia vedanta. Qui trovate un articolo in riguardo, ma oggi vi lascio con questa storia, che nella sua semplicità contiene una grande saggezza. 

Svetaketu visse molte migliaia di anni fa in India. Quando tornò a casa dopo aver completato la sua lunga educazione, era diventato piuttosto presuntuoso.

Le scuole di quei tempi non erano migliori di quelle di oggi: una sfilza di date e battaglie, di nomi di capitali, insomma una educazione nozionistica. Così, alla fine della scuola non sai ancora niente di te stesso, di cosa vuoi fare della tua vita e di come essere felice. E ad essere onesti, questo è tutto ciò che conta, o no?

Il padre di Svetaketu lo sapeva ed era preoccupato per suo figlio. “Sai QUELLO, sapendo il quale tutto è noto?”, chiese a suo figlio. Svetaketu borbottò qualcosa: “Ho imparato tutti gli shloka a memoria, so come occuparmi del fuoco rituale e quel genere di cose. Ma di QUELLO, sapendo il quale tutto è noto, non ne ho mai sentito parlare.”

Il padre di Svetaketu sospirò e pensò che avrebbe dovuto prendere lui stesso in mano la situazione. Essendo un uomo d’azione, non aspettò. Chiese a Svetaketu di portargli un fico e il figlio glie lo portò. “Dividilo”, ordinò il padre con l’autorità naturale di un uomo saggio. Svetaketu divise il fico e vi trovò molti semi. Suo padre ne prese uno e lo diede a Svetaketu. “Dividilo”, disse di nuovo. Svetaketu fece come gli era stato detto. La sua arroganza era scomparsa. Svetaketu era aperto, era curioso e si fidava. “Cosa vedi?” chiese suo padre, un lieve sorriso sulle labbra. Svetaketu guardò negli occhi profondi e infiniti di suo padre e rispose: “Niente. Niente affatto”.

Il grande Saggio parlò: QUELLA essenza che tu non percepisci, da QUELLA sorge il fico. QUELLA essenza è la realtà. QUELLA essenza è il mondo intero. Poi il Saggio prese suo figlio tra le braccia e gli sussurrò questa grande verità all’orecchio: “Tu sei QUELLO, Svetaketu”.

 

Lokah Samastha Sukhino Bhavantu: un mantra per la pace

Lokah Samastha Sukhino Bhavantu è uno dei mantra più conosciuti fra quelli in lingua sanscrita, molto spesso recitato alla fine della pratica di yoga. Letteralmente le parole si possono tradurre così:

Lokah come “regno”, “mondo” o “universo”

Samastha come “tutti gli esseri che condividono lo stesso mondo”.

Sukhino come “la gioia e la libertà dalla sofferenza”.

Bhavantu deriva da due parole sanscrite: bhav, che significa “stato divino di unità”, e antu, che si traduce come “possa essere così”.

Normalmente il mantra viene tradotto come possano tutti gli esseri del mondo vivere felici e liberi. Alcune fonti aggiungono: e che i pensieri, le parole e le azioni della mia vita contribuiscano in qualche modo a quella felicità e libertà per tutti. 

Proprio qui sta il punto: con i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni, noi possiamo migliorare o peggiorare lo stato d’animo non solo nostro, ma di tutti. Per questo dovremmo imparare a esprimerci bene e soppesare le nostre parole a le nostre azioni. Galileo Galilei diceva: “Le cose sono unite da legami invisibili: non si può cogliere un fiore senza turbare una stella”.

In questo periodo così particolare le parole vengono usate con molta, troppa leggerezza e questo ha creato rabbia, egoismo, disconessione. È proprio l’ego la causa primaria: se poniamo troppa enfasi su noi stessi, questo porta diffidenza, chiusura, paure e ci arrotoliamo su noi stessi. 
Quando invece ci apriamo agli altri, al senso di comunanza e connessione, ci sentiamo più felici, meno soli, meno diversi: siamo in grado di guardare ai nostri problemi personali da una diversa prospettiva.

Lokah Samastha Sukhino Bhavantu ci ricorda, nella sua semplicità, che siamo tutti parte di un unico, che non ci sono differenze. Tutti gli esseri del mondo, quindi inclusi anche gli animali (e secondo me non solo loro), hanno lo stesso diritto a vivere felicemente e con serenità.

Einstein lo ha espresso così: “L’essere umano è una parte di quel tutto che noi chiamiamo “Universo”, una parte limitata nello spazio e nel tempo. L’uomo sperimenta sé stesso, i suoi pensieri e i suoi sentimenti scissi dal resto — una sorta di illusione ottica della propria coscienza. Lo sforzo per liberarsi di questa illusione è l’unico scopo di un’autentica religione. Non per alimentare l’illusione ma per cercare di superarla: questa è la strada per conseguire quella misura raggiungibile della pace della mente”.

In questi giorni bui, pieni di insicurezze, preghiamo perché tutti noi possiamo superare questa illusione ottica: ottenendo la pace della mente, anche la pace fisica può essere ottenuta.

Om shanti. Pace nella mente, nella parola e nel corpo.

Tat Tvam Asi – Tu sei quello

Tat Tvam Asi

Aham Brahmasmi

Ayam Atma Brahma

Il mantra sinteticamente significa “quello sei tu”, intendendo da un lato il Divino, il prossimo e la natura, dall’altro noi stessi. Siamo dunque un tutt’uno con Dio. Questo è uno dei più significativi insegnamenti derivanti dalla Chandogya Upanishad, importante testo della filosofia vedanta. Qui sono contenute tre grandi massime o aforismi, detti mahavâkya, ossia grandi detti, che sono tre espressioni sanscrite che esprimono il concetto dell’identità tra Spirito individuale, Atman, e Spirito universale, Brahman.

  • Tat tvam asi,  Quello sei tu, dove Tat sta per ‘immenso, l’impronunciabile, il divino; mentre Tvam Asi significa “questo sei tu”. Pronunciando queste parole affermiamo di riconoscere e rispettare il divino in qualunque forma, entità o sensazione esso ci compaia davanti.
  • Aham brahmasmi, “Io sono Brahman, il Divino“. Qui diventiamo consapevoli di essere noi stessi divini
  • Ayam atma brahman, “Questo Sè è il Brahman“, o anche “Dio e io siamo un tutt’uno“

alan-watts-427705In questo mantra si parla di dualità. Si tratta delle due leggi cosmiche che costituiscono la base per la creazione e la conservazione di ogni esistenza. Spesso ci rendono la vita difficile perché non sappiamo come affrontare la divisione, i contrasti, l’essere diversi. Ma durante la nostra evoluzione spirituale impareremo sempre più ad accettare la dualità perché è attraverso l’accettazione di questa che giungeremo all’unione, all’interezza.

Tat tvam asi!