Chi pratica con me da un po’ di tempo oramai sa che sono un’amante delle torsioni: le ritengo fra le asana più salutari in assoluto.
Di motivi per praticarle ce ne sono tanti, ma se dovessi scriverne uno solo sarebbe che, allungando la colonna, permettono di creare spazio tra le vertebre consentendo all’energia di fluire meglio. E l’energia si sente subito! Nella sequenza di questo e del prossimo mese incontriamo vari tipi di torsioni e queste ci aiutano ad andare sempre più in profondità negli archi ma anche nei piegamenti in avanti.
Oggi parlerò in particolare di utthita parsvakonasana e della sua sorella parivrtta parsvakonasana. Sono entrambe posizioni abbastanza complesse, soprattutto la seconda e infatti le stiamo portando avanti da un po’, imparando piano piano a percepirle maggiormente.
La prima può essere letteralmente tradotta come “la posizione dell’angolo laterale esteso”, mentre la seconda è la “posizione dell’angolo laterale ruotato“.
I loro benefici sono innumerevoli: allungano e fortificano i muscoli e le articolazioni delle gambe, delle ginocchia e delle caviglie, compiono uno stiramento dei legamenti della zona dell’inguine, di tutta la colonna vertebrale, del torace e delle spalle. Sempre a livello del torace, aumentano la capacità polmonare e scendendo poco più in basso stimolano l’attività degli organi addominali alleviando la costipazione e aumentando al contempo la forza e la resistenza fisica. Inoltre, irrorano di sangue gli organi sessuali migliorando la loro attività e la fertilità e aiutano la donna a ridurre i disturbi delle mestruazioni. Infine, allungando la colonna, contribuiscono a ridurre il dolore alla zona lombare della schiena e a prevenire la sciatalgia.
Nell’eseguirle, allineiamo le spalle e ruotiamo sul nostro asse centrale, la testa per ultima. Il segreto in queste torsioni è usare il braccio nella prima, il gomito nella seconda, come una leva per accentuare la torsione, portando le costole inferiori in avanti e le spalle all’indietro. È molto importante portare la massima attenzione al collo: se ruotare la testa verso l’alto crea tensione, semplicemente lasciamo che lo sguardo si porti in avanti, in linea con il petto, creando una linea retta lungo il nostro asse centrale e il collo.
A livello energetico queste asana ci permettono di lavorare sul chakra della gola, Vishudda, il quinto centro energetico, collegato proprio alle spalle, al collo, alla zona della mascella e delle orecchie. E forse proprio per questo possono portare molta energia quando le pratichiamo bene: stimolare questa parte del corpo, spesso bloccata o limitata nei movimenti, è un vero toccasana.
Concludo con una citazione dal libro Yoga e Chakra di Anodea Judith che descrive meravigliosamente le qualità di Vishudda chakra:
“Poiché la vibrazione dell’anima si esprime naturalmente soprattutto in forma di suono, quando freniamo la sua espressione ci blocchiamo soprattutto nell’area del chakra della gola. Teniamo i muscoli della mandibola tesi, irrigidiamo le spalle e il collo non è più in grado di mantenere la testa e il corpo in un corretto allineamento. La nostra espressione di noi stessi non è più libera, ma diventa sospesa e incerta. La creatività viene ridimensionata.
Allora dobbiamo fare un po’ di lavoro sul chakra della gola e liberare il corpo in modo da farlo di nuovo danzare al ritmo della vita. Se il corpo è lo strumento suonato da Dio, allora il compito del quinto chakra è di permettere alla musica della vita di esprimersi attraverso di noi in armonia.”