Questa estate come regalo di compleanno al mio compagno ho deciso di regalargli/ci un incontro con un pittore, visto che con le nostre figlie ci divertiamo tantissimo a disegnare e, proprio grazie a loro, abbiamo riscoperto questo bellissimo mondo.
Per puro caso (sapendo che il caso non esiste, ovviamente), un giorno abbiamo trovato il nostro insegnante, Claudio Jaccarino, pittore, scrittore ma anche un po’ filosofo. L’esperienza è stata molto bella e come sempre accade in questi casi, una volta di più ho avuto la conferma che tutto è unione, tutto deriva da un unicum e se sei onesto con te stesso tutte le strade portano alla stessa meta.
Ci sono stati due momenti che mi hanno molto colpita. Il primo è stato quando Claudio, parlando degli acquarelli, ha detto che questi lo hanno molto rilassato, cambiandogli proprio il temperamento. Infatti l’acquarello ti dimostra palesemente che tutto cambia e che questo è inevitabile. L’acqua infatti, anche quando tu credi di aver terminato il disegno, continua a mutare la struttura, il colore, il senso stesso del disegno. Se segui quest’onda, se accogli il cambiamento, imparerai a lasciarti andare e ad accogliere ciò che arriva, istante per istante.
Un altro momento che mi ha colpita è stato quando Claudio ha raccontato un aneddoto su Herbie Hancock. Credo che sia una riflessione molto bella quanto semplice e soprattutto, adattabile a ogni situazione e stile di vita e per questo la riporto qui sotto:
“Herbie Hancock, pianista e compositore di fama mondiale ed anche buddhista, una volta ha raccontato: «Anche nel jazz non ci sono note giuste e note sbagliate». Fu Miles Davis, che nel 1963 lo chiamò a far parte della sua leggendaria band, a insegnargli «come trasformare il veleno in medicina» durante un concerto del loro quintetto a Stoccolma, nel 1967. «Era una di quelle rare serate di perfezione musicale e di totale sintonia con il pubblico», racconta, spiegando che, «dopo uno straordinario assolo di Miles, in una pausa chiave, inciampai su una corda, stonando clamorosamente». Hancock si rese subito conto dell’errore. «Mi sembrava di aver frantumato una magnifica scultura di cristallo». Ma il vero shock arrivò subito dopo, quando si accorse che Davis aveva risposto al suo errore con un’improvvisazione musicale che lo incorporava nel fraseggio, rendendolo plausibile. «Invece di giudicare la mia stonatura come brutta e sbagliata, Miles la accolse come uno input inatteso, trasformandola in qualcosa di bello e virtuoso». Fu una grande lezione d’arte e di vita. «Come il buddhismo, anche il jazz è collaborazione, dialogo, tolleranza, altruismo e libertà»”.
Con l’augurio per tutti di noi di accogliere i mutamenti e saper sorridere e trarre lezione dai proprio errori, inizio questo settembre, che per me è sempre il primo vero mese del nuovo anno.