Sarvângâsana è comunemente conosciuta come la candela. Sebbene non sia menzionata nell’Hatha Yoga Pradipika, uno dei testi fondamentali nello yoga, questa è un’asana fra le più importanti in vari stili di yoga. Lascio quindi la parola ad uno dei pionieri dello yoga in Europa, Andrè Van Lysebeth, con una breve spiegazione riguardo all’etimologia del nome e qualche curiosità sulle sue implicazioni esoteriche 🙂
«Sarvâ in lingua sanscrita significa “tutto, tutti” e ângâ “membra, parti”.
Alcuni autori la traducono come “posizione per tutte le parti del corpo”. La traduzione potrebbe essere giustificata poiché Sarvângâsana agisce su tutto il corpo stimolando la tiroide, ma in questo caso anche molte altre asana meriterebbero questa definizione. Perché gli yogi avrebbero dunque favorito Sarvângâsana?
Diciamo con Alain Daniélou che Sarvângâsana è l’ellissi di sarvâ–ângâ–uttàna-āsana (sarvâ= tutto, ângâ=membra, uttàna=alzato), dunque la traduzione letterale è “posizione in cui tutte le membra sono sollevate” e questo la rende diversa da tutte le altre posizioni.
[…] Questa asana deve i suoi principali effetti alla posizione capovolta del corpo, allo stiramento della nuca e alla stimolazione del ghiandola tiroide per la pressione che il mento esercita sullo sterno.
[…] Ora approfitteremo dell’occasione per parlare brevemente del suo aspetto esoterico. Gli orientali, compresi gli yogi, ammettono l’esistenza di correnti positive e negative (Yin e Yang dei cinesi), affermando che un flusso di energia cosmica discende dal cielo verso la terra. Quindi nella posizione in piedi l’uomo ne è attraversato verticalmente dall’alto in basso. Nelle posizioni capovolte questa energia scorre e agisce in senso opposto, ripristinando l’equilibrio nell’essere umano, l’unico a stazione eretta e che quindi è percorso in tutta la sua lunghezza dalle radiazioni cosmiche.
Questo spiega anche le raccomandazioni degli yogi sul mantenere la colonna vertebrale rigorosamente diritta e verticale durante il prāṇāyāma e la meditazione.
Che cosa pensare di queste “correnti”? Che cosa dice la scienza occidentale? Tutti i fisici, tutti i meteorologi, tutti gli scienziati sanno che la superficie terrestre (troposfera) ha una carica negativa e che l’alta atmosfera (litosfera) ha una carica positiva. La bassa atmosfera in cui viviamo è dunque compresa in un campo elettrostatico orientato approssimativamente dall’alto in basso, il cui gradiente di potenziale può raggiungere per ogni metro cubo 100-150 volt e oltre.
Se consideriamo che i fenomeni vitali, in particolare quelli legati all’attività nervosa e cerebrale, sono di natura elettrica e che gli elettroliti nelle cellule sono dei veri e propri operai della vita, possiamo ammettere che questa corrente esercita un’importante influenza su tutti gli stessi fenomeni vitali.
[…] Il dott. J. Belot ha scritto: “Quando consideriamo la vita alla luce della biofisica constatiamo sempre che i fenomeni elettrici sono alla base di qualsiasi vita cellulare. Dobbiamo quindi concludere che la vera essenza della vita è di natura elettrica”.
Questa conclusione giustifica ampiamente l’interpretazione esoterica degli effetti delle posizioni capovolte. I grandi Rishi (saggi) dell’antica India hanno percepito questi fenomeni sottili e le loro teorie hanno ricevuto una conferma dalle scoperte della scienza odierna.
Citiamo la spiegazione di Yesudian: “Questa āsana genera molti benefici a tutto l’organismo, a tal punto che ognuno dovrebbe praticarla diverse volte al giorno. I suoi effetti straordinariamente benefici provengono in parte da ciò che riceviamo come corrente contraria. È noto che la terra emette correnti negative, mentre lo spazio universale ci invia correnti positive. Nella posizione normale, retta, riceviamo correnti negative dai piedi e correnti positive dalla testa. Nelle posizioni capovolte avviene il contrario. La ragione del loro grande valore terapeutico risiede proprio nella posizione capovolta del corpo.”
Diciamo infine che Sarvângâsana procura quasi tutti i benefici della posizione capovolta sulla testa ed è una posizione assai più comoda.»
Tratto da:
Imparo lo Yoga, di Andrè Van Lysebeth