
Shat significa “sei” e karma significa “azione”. Gli shatkarma sono sei azioni, o pratiche come comunemente si dice, di purificazione, dove non intendiamo solamente purificare e rinvigorire il corpo, ma anche temprare la forza di volontà e la concentrazione mentale.
A livello fisico, con gli shatkarma portiamo armonia tra i tre Dosha, le tre tipologie di costituzione dettate nell’Ayurveda, l’antica scienza medica indiana. Questi sono vata – aria o vento; pitta – bile o fuoco; e kapha – muco o flemma. Sempre a livello fisico, andiamo inoltre ad equilibrare le due nadi principali, che potremmo tradurre come meridiani, sebbene non corrispondano precisamente a quelli cinesi. Queste nadi principali sono Ida, collegata alla narice sinistra, e Pingala, collegata alla narice destra. In mezzo a loro scorre Shushumna nadi, che attraversa tutti i chakra partendo dal primo, Muladhara, alla base della colonna vertebrale, giungendo al settimo, Ajna, situato sulla sommità del capo. Secondo la tradizione indiana questa nadi è inattiva nella maggior parte degli esseri. Essa si risveglia grazie ad una respirazione consapevole e bilanciata.
Ma soffermiamoci sui tre sutra in cui l’Hatha Yoga Pradipika parla degli shatkarma:
मेद-शलेष्ह्माधिकः पूर्वं षहट-कर्माणि समाछरेत |
अन्यस्तु नाछरेत्तानि दोष्हाणां समभावतः || २१ ||
meda-śleṣhmādhikaḥ pūrvaṃ ṣhaṭ-karmāṇi samācharet |
anyastu nācharettāni doṣhāṇāṃ samabhāvataḥ || 21 ||
Quando il grasso o muco è eccessivo, gli shatkarma devono essere praticati prima (del pranayama). Gli altri, in cui i dosha (cioè flemma, vento e bile) sono equilibrati non ne hanno bisogno
Infatti uno yogi che abbia oramai bilanciato i tre dosha, non ha bisogno di praticare giornalmente i shatkarma. Più avanziamo nella pratica, meno ne abbiamo bisogno. Essi sono per l’appunto uno strumento, da usare se necessario.
धौतिर्बस्तिस्तथा नेतिस्त्राटकं नौलिकं तथा |
कपाल-भातिश्छैतानि षहट-कर्माणि परछक्ष्हते || २२ ||
dhautirbastistathā netistrāṭakaṃ naulikaṃ tathā |
kapāla-bhātiśchaitāni ṣhaṭ-karmāṇi prachakṣhate || 22 ||
I sei tipi di depurazione sono: Dhauti, Basti, Neti, Trâtaka, Nauli e Kapâla Bhâti. Questi sono chiamati le sei azioni

कर्म षहट्कमिदं गोप्यं घट-शोधन-कारकम |
विछित्र-गुण-सन्धाय पूज्यते योगि-पुणगवैः || २३ ||
karma ṣhaṭkamidaṃ ghopyaṃ ghaṭa-śodhana-kārakam |
vichitra-ghuṇa-sandhāya pūjyate yoghi-pungghavaiḥ || 23 ||
Questi shatkarma, che effettuano la purificazione del corpo, devono essere mantenuti segreti. Hanno molteplici risultati meravigliosi e sono tenuti in grande considerazione da yogi eminenti
Senza imparare a fondo gli shatkarma il controllo interno muscolare e nervoso non viene sviluppato e senza questo controllo il pranayama rimane impossibile. Per questo, imparare gli shatkarma è di estrema importanza per uno yogi.

Yin può essere tradotto come il lato in ombra della collina, mentre lo Yang ne è il lato soleggiato. Lo Yin rappresenta la natura femminile, la Luna, il buio, il freddo, la passività, la terra, l’acqua, l’ovest. Lo Yang rappresenta invece la natura maschile, il Sole, la luce, il caldo, l’attività, la forza, il cielo, il fuoco, l’est.
on tessuto connettivo si indicano vari tipi di tessuto che hanno in comune la funzione di provvedere al collegamento, al sostegno e nutrimento di altri tessuti dei vari organi.
ltimo dei sei shatkarma descritti nell’Hatha Yoga Pradipika. “Kapala” significa teschio , mentre “Bhati” significa splendere, pulito. Per questo, spesso Kapalabhati viene tradotto come “cranio splendente”.
starnuto o, come dice l’Hatha Yoga Pradipika, al suono del mantice di un fabbro). A questa forte contrazione segue una inspirazione passiva e lenta, che permette ai muscoli addominali di rilassarsi. L’intero processo deve avvenire rapidamente grazie all’attività dei muscoli addominali, mentre i movimenti del busto sono minimi. Si continua così per vari cicli, che variano a seconda dell’esperienza del praticante. Spesso questa tecnica viene eseguita molto velocemente, ma io (e soprattutto chi ne sa più di me) lo sconsiglio. Meglio mantenere un ritmo regolare, non lento ma assolutamente non frenetico, soprattutto quando siamo agli inizi. Più ci abituiamo a mantenere una postura corretta, con il busto perfettamente eretto, più possiamo aumentare la velocità, ma senza mai esagerare.



ninnoli vari!


significa “tutto, tutti” e ângâ “membra, parti”.
antenere un ambiente positivo nel quale crescere e ci dona quel giusto equilibrio tra autodisciplina e forza interiore necessario per progredire nello yoga.
amo arrivati infine all’ultimo degli
n po’ e ora so che non si tratta di rassegnazione, né di passività nei confronti della vita. Al contrario, si tratta di vivere più intensamente e in una maniera più appagante.
la creazione, il termine con cui viene descritto significa letteralmente illimitata immensità, da considerarsi come unica e indivisibile; mentre “charya” può essere inteso come andare verso.
o come astinenza sessuale tout court, ma descritto così riduciamo di moltissimo il suo senso più profondo.
ricerca di una pratica più sostenuta, si costringe nel celibato senza esserne convinta, senza sentirsi veramente a suo agio e soprattutto creando un atteggiamento di rigidità verso tutti gli aspetti della vita. La stessa cosa possiamo vederla negli asana, le posture. Tanta gente si ostina, malgrado il dolore fisico e un corpo stanco che vuole riposare. Allora invece di imparare dallo yoga ad ascoltare il nostro corpo ed in ultimo a conoscere maggiormente noi stessi, non facciamo altro che limitarci ulteriormente, ostinarci in qualcosa che ci pare sia giusto, una formulina matematica creata da qualcun altro che non si sposa con noi o che non sappiamo fare nostra.
n-violenza deve essere innanzitutto praticata verso il proprio intero essere (corpo, mente e spirito), diventando colmi di amore profondo per tutte le differenti manifestazioni della vita. La non-violenza infatti sviluppa in noi qualità sublimi come il perdono, il controllo degli istinti aggressivi, l’umiltà, l’amore incondizionato. Solo allora saranno cacciate le tendenze ostili e anche ciò che ci sta intorno risuonerà di questo stato di ahiṃsā.