Non sono una fan delle “giornate dedicate a” e oggi, giornata dedicata allo yoga, non ho fatto niente di ché per festeggiarla o onorarla.
Come non faccio nulla per la giornata internazionale del rifugiato, che ho scoperto essere proprio il giorno prima di quella dello yoga, il 20 giugno. Non sono contraria di per sé a queste giornate, a queste dediche. Purtroppo però, come la troppa informazione rischia di togliere empatia e compassione, temo che anche queste giornate, essendo troppe e troppo vicine le une alle altre, rischino di passare velocemente nel dimenticatoio, proprio per la frenesia che si ha nel ricordarle, scriverne, fotografarle e poi metterle nel cassetto.
Però ripensandoci, oggi a mio modo ho ringraziato lo yoga.
Stamattina, come quasi sempre, alle 5.50 mi sono svegliata e sono andata a sedermi per il pranayama. Vera, la mia grande, si è svegliata come spesso capita con me e si è messa vicina, sdraiata su una coperta di yoga, in quella che lei chiama la cuccia. Oramai sa che la mamma fa pranayama e medita, quindi se mi parla e non le rispondo perché sono in ritenzione o sto meditando, non si lamenta, sa che quando potrò le risponderò.
Sta in silenzio, un po’ si lascia coccolare dalla mia mano che intanto la carezza, a volte si annoia visibilmente, altre sta con gli occhi aperti e chissà cosa pensa. Magari a volte sta in silenzio e basta, chi lo sa.
Ecco, questa per me è la dedica allo yoga. Un augurio per le generazioni future, per un maggiore ascolto, un maggior silenzio. E la foto per la giornata ha sempre come modella Vera, in adho mukha svanasana quando aveva due anni. Che, diciamocelo, le viene proprio bene