Lokah Samastha Sukhino Bhavantu è uno dei mantra più conosciuti fra quelli in lingua sanscrita, molto spesso recitato alla fine della pratica di yoga. Letteralmente le parole si possono tradurre così:
Lokah come “regno”, “mondo” o “universo”
Samastha come “tutti gli esseri che condividono lo stesso mondo”.
Sukhino come “la gioia e la libertà dalla sofferenza”.
Bhavantu deriva da due parole sanscrite: bhav, che significa “stato divino di unità”, e antu, che si traduce come “possa essere così”.
Normalmente il mantra viene tradotto come possano tutti gli esseri del mondo vivere felici e liberi. Alcune fonti aggiungono: e che i pensieri, le parole e le azioni della mia vita contribuiscano in qualche modo a quella felicità e libertà per tutti.
Proprio qui sta il punto: con i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni, noi possiamo migliorare o peggiorare lo stato d’animo non solo nostro, ma di tutti. Per questo dovremmo imparare a esprimerci bene e soppesare le nostre parole a le nostre azioni. Galileo Galilei diceva: “Le cose sono unite da legami invisibili: non si può cogliere un fiore senza turbare una stella”.
In questo periodo così particolare le parole vengono usate con molta, troppa leggerezza e questo ha creato rabbia, egoismo, disconessione. È proprio l’ego la causa primaria: se poniamo troppa enfasi su noi stessi, questo porta diffidenza, chiusura, paure e ci arrotoliamo su noi stessi.
Quando invece ci apriamo agli altri, al senso di comunanza e connessione, ci sentiamo più felici, meno soli, meno diversi: siamo in grado di guardare ai nostri problemi personali da una diversa prospettiva.
Lokah Samastha Sukhino Bhavantu ci ricorda, nella sua semplicità, che siamo tutti parte di un unico, che non ci sono differenze. Tutti gli esseri del mondo, quindi inclusi anche gli animali (e secondo me non solo loro), hanno lo stesso diritto a vivere felicemente e con serenità.
Einstein lo ha espresso così: “L’essere umano è una parte di quel tutto che noi chiamiamo “Universo”, una parte limitata nello spazio e nel tempo. L’uomo sperimenta sé stesso, i suoi pensieri e i suoi sentimenti scissi dal resto — una sorta di illusione ottica della propria coscienza. Lo sforzo per liberarsi di questa illusione è l’unico scopo di un’autentica religione. Non per alimentare l’illusione ma per cercare di superarla: questa è la strada per conseguire quella misura raggiungibile della pace della mente”.
In questi giorni bui, pieni di insicurezze, preghiamo perché tutti noi possiamo superare questa illusione ottica: ottenendo la pace della mente, anche la pace fisica può essere ottenuta.
Om shanti. Pace nella mente, nella parola e nel corpo.