Facciamo spazio

Una volta, quando insegnavo a Shanghai, una ragazzina mi si avvicinò alla fine della classe e mi disse, tutta intimidita, che sapeva che lo scopo dello yoga era la verticale sulle mani ma che lei proprio non ce la faceva, aveva paura. Mi fece una enorme tenerezza e le sorrisi dicendole che poteva stare serena, che lo scopo sicuramente non era quello. Tutto intorno nella classe una ventina di ragazzine si impegnava in una esibizione delle proprie prodezze acrobatiche.
Insegnare in quella città mi metteva spesso a disagio perché c’era una competizione incredibile, durante la classe la maggior parte dei partecipanti era serissima e col viso contratto in un eterno sforzo. Poi c’erano loro, i più timidi, impacciati, che si sentivano a disagio pure più di me.
Shanghai ha rappresentato per me l’espressione massima di una certa deriva che lo yoga sta conoscendo in questi anni. Tornata a vivere in Italia dopo un po’ di tempo all’estero, ho scoperto che questo aspetto acrobatico era forte anche qui.
La società ci impone di essere sempre veloci, scattanti, belli e pieni di risorse e lo yoga a volte sembra rispecchiare questa visione: persone agili e forti in abiti attraenti, sempre in forma, perfetti, sorridenti e, diciamocelo, un bel po’ uguali gli uni agli altri.
Sicuramente un certo grado di consapevolezza ci aiuta ad approcciarci con nuova leggerezza su molti aspetti della vita, permettendoci di lasciare andare alcuni fardelli, oramai divenuti pesanti, che fino a poco tempo prima trattenevamo con sforzo ed ego.
Ed è allora una liberazione. Liberazione dallo stereotipo, dalle aspettative, in primis nostre, su noi stessi.
Ma allora qual’è lo scopo dello yoga? Io penso che lo scopo lo costruiamo ogni giorno dentro di noi se decidiamo di affidarci veramente a questa scienza o a qualsiasi altra pratica spirituale seria, fatta bene. Fare vuoto, silenzio, spazio è la strada. Poi per fortuna siamo tutti diversi, siamo qui per la liberazione, ma essa si attua in maniera diversa in ciascuno di noi. E qui sta il bello. Ma guardiamoci dentro, stiamo in noi, qui, ora. Facciamo spazio. E allora tutto potrà fluire.