शौचात् स्वाङ्गजुगुप्सा परैरसंसर्गः॥४०॥
śaucāt svāṅga-jugupsā parairasaṁsargaḥ ॥40॥
La purezza comporta l’abbandono della fisicità e la cessazione del contatto fisico con le cose esterne
Così viene introdotto negli Yoga Sutra di Patanjali il termine Śauca, il primo fra gli Niyama, che viene generalmente tradotto come purezza, pulizia. Fra i suoi vari significati incontriamo anche defecazione, cosa che rende ben chiaro sotto quale aspetto dobbiamo considerare questa pulizia. E infatti quando parliamo di purificazione, la tradizione ayurvedica intende proprio una pulizia del corpo accurata, eseguita attraverso gli shatkarma, le sei azioni purificatrici di cui ho già scritto ma di cui lascio qui un piccolo riassunto:
- Dhauti, per la pulizia del tratto digestivo superiore;
- Basti, per la pulizia del colon.
- sutra neti , che riguarda la pulizia nasale; per questa pulizia si può anche ricorrere a una versione più blanda, jala neti, che anche se non è segnato fra gli shatkarma può comunque essere un valido aiuto
- Trataka, che riguarda la pulizia degli occhi.
- Nauli, che riguarda la pulizia e il rafforzamento dell’addome (e sul quale noi stiamo lavorando proprio ora in classe abituandoci a uddiyana bandha);
- Kapalabhati, per la pulizia dei polmoni e dei bronchi, ma che ha anche un effetto rinforzante sul sistema nervoso e tonificante per gli organi digestivi
Quindi la pratica personale comincia dalla purificazione del corpo, per poi proseguire in territori sempre più sottili come parole, azioni e pensieri.
Il versetto dopo infatti recita:
सत्त्वशुद्धिसौमनस्यैकाग्र्येन्द्रियजयात्मदर्शनयोग्यत्वानि च॥४१॥
sattva-śuddhiḥ saumanasya-ikāgry-endriyajaya-ātmadarśana yogyatvāni ca ॥41॥
I. K. Taimni traduce questo versetto così: From mental purity (arises) purity of Sattva, cheerful-mindedness, one-pointedness, control of the senses and fitness for the vision of the Self.
Un’altra traduzione che mi piace molto di questo passo si trova ne “Il cuore dello Yoga” di T.K.V. Desikachar, e recita:
Praticare la pulizia rivela ciò che va continuamente pulito e ciò che invece è eternamente puro. Ciò che si corrompe è esterno a noi, ciò che non si corrompe è profondamente in noi.
Quindi, pulizia in senso profondo, partendo dal grosso per andare poi sempre più in profondità, fino a trovare quel qualcosa che è sempre puro e che mai potrà essere contaminato.
Buona pulizia e buon cammino a tutti!


o
n raggiungerà lo sterno, proprio fino al processo xifoideo. La parte finale della garza verrà tenuta coi denti, poiché dopo, sempre lentamente e con molta delicatezza, la si estrarrà dalla bocca.


ltimo dei sei shatkarma descritti nell’Hatha Yoga Pradipika. “Kapala” significa teschio , mentre “Bhati” significa splendere, pulito. Per questo, spesso Kapalabhati viene tradotto come “cranio splendente”.
starnuto o, come dice l’Hatha Yoga Pradipika, al suono del mantice di un fabbro). A questa forte contrazione segue una inspirazione passiva e lenta, che permette ai muscoli addominali di rilassarsi. L’intero processo deve avvenire rapidamente grazie all’attività dei muscoli addominali, mentre i movimenti del busto sono minimi. Si continua così per vari cicli, che variano a seconda dell’esperienza del praticante. Spesso questa tecnica viene eseguita molto velocemente, ma io (e soprattutto chi ne sa più di me) lo sconsiglio. Meglio mantenere un ritmo regolare, non lento ma assolutamente non frenetico, soprattutto quando siamo agli inizi. Più ci abituiamo a mantenere una postura corretta, con il busto perfettamente eretto, più possiamo aumentare la velocità, ma senza mai esagerare.
ll’Hatha Yoga Pradipika, il Basti, ovvero il lavaggio completo del colon.
te tecniche prima di intraprendere il pranyama.
ndo, tiepido!, né non troppo caldo né troppo freddo, pensate che finirà in una zona sensibile ^^
da stupirsi che nell’ayurveda e nello yoga si porti tanta attenzione alla purificazione delle cavità nasali. Ho già parlato del
oi passate all’altro lato.